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DIMENSIONE ANZIANI

DIMENSIONE ANZIANI
di Gigi Bevilacqua

Per Newton a far scattare l'intuizione fu la caduta della mela dall'albero, per Galileo l'oscillare lento della lampada della chiesa: per me, qualche giorno fa, due servizi dei TG pressoché identici trasmessi dalla tv di Stato sul Festival del cinema di Venezia. Stesso argomento, immagini sovrapponibili, ma stili totalmente differenti.

Del primo avevamo colto ogni parola, ogni sfumatura, ogni allusione; dell'altro invece no. E la causa di questa importante diversità risiedeva tutta e solo nella diversa velocità del parlato e nello stile dei commenti: lento, con parole ben scandite e rigorosamente semplici (forse le famose 640 parole così care agli allievi di Montanelli negli anni '70) il primo; troppo veloce, fin quasi a mangiarsi le parole il secondo, e tutto infarcito di riferimenti dotti, termini stranieri o dialettali, di slang giovanili o tecnologici, che per i più risultavano incomprensibili.

Quante volte me l'aveva detto mia madre, quando nei suoi ultimi anni la invitavo a non perdersi certe interessanti e simpatiche trasmissioni in tv. E lei mi rispondeva: «parlano troppo in fretta e con parole troppo nuove per me. Certi giornalisti dovrebbero mandarli a scuola in seminario, che ai preti che dicono messa e fanno le prediche... queste cose le insegnano». Ma allora io non avevo capito l'importanza di quelle parole.

Finalmente l'avevo capito: i vecchi, gli anziani, i non più giovani, i 50 e più, chiamiamoli come vogliamo, hanno bisogno di rispetto concreto. Ed il rispetto vero, reale, non gli slogan e le vuote chiacchiere, si realizza evitando ai vecchi le cose che per loro possono risultare inutilmente pesanti, difficili, scomode, e che li fanno sentire “out”.

Ma anche questa parola, “out”, nei media generalisti è troppo elitaria e discriminante. A cominciare dal parlare così in fretta e così con termini difficili ai più.

Quanti italiani tra i “50 e più” non conoscono l’inglese. O il romanesco e il napoletano. Quanti di loro non capiscono il TG quando dice che “dal Colle” o “da viale dell’Astronomia” fanno sapere... Quanti non sanno come si può seguire la TV “anche in verticale”: cioè in piedi senza sedersi?

E allora smettiamola di cambiare ogni anno il nome della denuncia dei redditi, che un anno si chiama “Unico” e l’anno dopo invece “Redditi P.F.”. Smettiamola di cambiare tutti i sistemi operativi di tutti i telefonini e dei computers ogni 2 o 3 anni. Smettiamola di fare panchine “di design” nei parchi, (o i divani nelle case) ma che sono troppo basse per chi ha problemi di deambulazione e di artrosi; smettiamo di fare lastricati e ciottolati invivibili già per i bimbi in carrozzina, ma anche e soprattutto per i vecchi che si muovono in tutt’altra carrozzina.

La giornata delle persone anziane sia un monito per cominciare a fare tutte queste cose semplici, e per non usare più acronimi che solo gli addetti ai lavori capiscono. A cominciare dagli slogan in TV e dei cosiddetti “annunci etici“ in TV. E soprattutto per non perseguitare ad ogni ora del giorno chi ancora ha il telefono fisso, ma perfino lui ormai non risponde più, perché anche lui ha imparato che “è 02... sarà la TIM, è 0962... saranno quelli dell'elettricità”. E magari stavolta era davvero una cosa importante.

Ma non c’erano state le liste per non essere disturbati?
Magari con i soldi delle multe ai trasgressori (facilissimi da identificare e noti a tutti) si potrebbero aumentare un po' le pensioni.

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